Dov’era il ghetto ebraico? | Bici-T

Dov’era il ghetto ebraico?

Mar 15, 2018

Il centro principale del ghetto ebraico risale al 1679, quando la reggente Maria Giovanna Battista di Nemours, stabilì con un decreto la creazione del ghetto di Torino, primo e unico esistente in Piemonte e nel Ducato da lei governato, fino al 1723. Venne collocato nell’ex area dell’Ospedale di Carità, che occupava l’intero isolato del Beato Amedeo, su contrada San Filippo. Era strutturato in cinque cortili – detti Cortile Grande, dei preti, della vite, della taverna e della terrazza – tra loro comunicanti attraverso dei corridoi coperti, chiamati Portici oscuri.

Nel Cortile della vite si trovava la Sinagoga di rito spagnolo (Sefardita – Sefar in ebraico signica Spagna), mentre quella di rito italiano era nel Cortile Grande. Il Cortile della terrazza era adibito a forno per la cottura delle azzime, mentre nel sottosuolo del Cortile Grande c’era la vasca del bagno rituale, il Mikvè. Le attività lavorative degli ebrei erano per lo più limitate a lavori artigianali, quali sarti, calzolai e altre piccole attività.

Nel 1848 con lo Statuto Albertino “La differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici ed alla ammissibilità alle cariche civili e militari”, il ghetto non ebbe più la necessità di esistere, poiché gli ebrei potevano acquistare alloggi anche in altre zone della città e quindi il ghetto si svuotò progressivamente e gli stabili vennero venduti e ristrutturati, è infatti ottocentesca e neobarocca l’immagine attuale dell’isolato del ghetto.

Nel novecento, gli ebrei torinesi risiedono in tutte le zone della città, i più benestanti alla Crocetta, le famiglie meno abbienti in San Salvario, in prossimità della Sinagoga (costruita nel 1884).

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